Tanto s’è scritto e tanto si scriverà sull’umorismo. Non toccherà a noi districare certe matasse, in quanto: 1) non è nostro imperativo; 2) non ci è stato chiesto; 3) ho una forte emicrania. Occorre però, come in ogni caso simile, evitare facili conciliazioni tra gli opposti, preferendo loro, quando necessario, la proclamazione delle più insidiose divergenze tra modelli. Stiamo parlando dell’opposizione tra due homines: la scimmia dal facile riso e quella dal muso di trota.
Per eccesso di determinazione, avendo subìto e assorbito certe smanie classificatorie proprie di Ugo di San Vittore (che di cataloghi e suddivisioni fece l’oggetto del proprio mestiere), potrei essere portato ad arricchire la trattazione di ulteriori sottocategorie. Ci limiteremo peraltro ai due citati modelli, lasciando le ramificazioni al lettore, che in tale occasione si riscoprirà taglialegna.
Dovrebbe ormai essere chiaro ai più il tramonto dell’antico monito, rivolto agli imbelli più che agli ottimisti: risus abundat in ore stultorum. Il volto che non ghigna, ad oggi, è volto che generalmente non ha di fronte alcun altro. Semplicemente perché lasciato da solo. E le motivazioni son chiare: il ghigno assicura e rassicura. Il mondo ride e che tu non lo faccia ti rende sospetto. (Andrebbe soggiunto, per par condicio, che il nemico del ghigno è in realtà il sospettoso per eccellenza). Olio bollente al serio, dunque. Alla maniera dei Giudei coi Romani. In alternativa, vi son sempre le Gemonie.